Alcuni aspetti del karma e del dolore umano IV

krishna – La predicazione sul monte Meru

«Quando Arjuna ebbe ascoltato le parole di Krishna così gli rispose: “O Signore degli Dei, Tu sei senza fine, Tu sei l’Eterno, Tu sei l’Altissimo, sei l’Essere e al tempo stesso il Non-Essere, sei il Supremo fra gli Dei, sei il più antico fra gli Spiriti, sei il più alto fra i tesori del Tutto, sei Colui che sa, sei quanto di più alto possa diventar cosciente; Tu abbracci tutto quanto esiste, Tu comprendi in Te tutte le forme che possono esistere, Tu sei il vento, Tu sei il fuoco, Tu sei la morte, Tu sei il mare dei mondi eternamente fluttuante, Tu sei la luna, Tu sei i più alto fra gli Dei, il nome stesso, il capostipite degli Dei supremi» (La Bhagavad-Gita e le lettere di Paolo, O.O. 142).

       

Alcuni aspetti del karma e del dolore umano IV

Non dobbiamo perciò concepire il nostro dolore o la nostra malattia, come un castigo divino, ma come un contrasto che gli Dei posero contro gli spiriti dell’ostacolo per salvaguardare la nostra anima, la quale rischierebbe di diventare preda nella sfera di questi spiriti luciferici e arimanici ritardatari, mentre contro gli “Asura” dobbiamo provvedervi noi. Naturalmente tutto questo deve accompagnarsi come sopra citato, da un risveglio interiore della nostra natura animica – spirituale che dovrà tendere a cristianizzarsi, cosicché possa percepire in sé la presenza divina del Cristo e superare l’angoscia animica del presente e, in modo particolare superare il nostro egoismo trasformandolo in una facoltà superiore di “abnegazione” per il mondo divino degli Dei. Quest’abnegazione o sacrificio di sé colmo di venerazione per gli Dei, ci porta a fare ancora una considerazione nei confronti del nostro Sé superiore, cioè a dire e a riflettere profondamente su di un aspetto peculiare della nostra vita umana – spirituale, ossia quello che vede il nostro Sé superiore come un’Entità intransigente che non accetta compromessi, e per questo il “calice amaro del dolore” non può mai essere allontanato da noi, ma va “consumato” fino all’ultima goccia. E come il Cristo Gesù nel “giardino dei Getsemani”, bevve il calice amaro che non fu allontanato dal Padre Cosmico, ma portato avanti con amore alfine di compiere la Volontà divina fino al sacrificio estremo della morte sulla croce, (in modo da dare all’umanità la forza della redenzione attraverso il superamento del dolore), così noi dobbiamo accogliere e accettare il dolore quale via della nostra redenzione e perfezione umana, compiendo con consapevolezza il volere del nostro Sé o Saggio superiore. Ma quanti di noi riescono ad accettare e superare il dolore come via evolutiva della coscienza libera e autonoma e quale via redentrice della nostra imperfezione e compensazione dei nostri errori (peccati) nei riguardi della comunità umana e del nostro Sé spirituale, se prima non accogliamo in noi la forza dell’amore e della dedizione attraverso l’Impulso – Cristo che ci addita l’Antroposofia? Se non siamo abbastanza forti, se ci manca la forza del Cristo, difficilmente riusciamo a superare le prove della vita senza essere schiacciati dal peso della sofferenza e del dolore fino a farci piegare le ginocchia, chiedendo di allontanare da noi il calice amaro dal nostro Io superiore.

Il Mistero dell’Io umano così come quello del Sé spirituale, sono tra i concetti antroposofici più difficili da comprendere quando ci avviciniamo allo studio dell’Antroposofia, in quanto si presentano al lettore nei diversi aspetti cosmici – umano che a volte, sfugge la loro comprensione, fino a quando non riusciamo a trovare attraverso lo studio approfondito delle diverse conferenze antroposofiche, la chiave che possa in parte svelare l’arcano umano-spirituale dei diversi aspetti dell’Io. Così come del resto nei riguardi del Sé spirituale, che a volte è menzionato da Rudolf Steiner come germe spirituale in nuce nell’uomo, quale dono dei Serafini concessoci durante l’evoluzione dell’antica Luna. A volte la stessa “Antroposofia”31 è indicata come il Sé superiore dell’uomo e in altre conferenze, il Sé spirituale è rappresentato dall’archetipo dell’umanità di cui abbiamo sopra accennato e cioè l’anima adamitica, vale a dire quella parte astrale – eterica che è simile alla natura angelica-arcangelica la quale, è sottratta ad Adamo dagli Dei, prima che quest’ultimo venga offuscato dagli spiriti dell’ostacolo, cioè Lucifero e Arimane, durante l’epoca Lemurica e ai primi tempi dell’epoca Atlantica, ossia poco prima della “caduta dal paradiso terrestre”. Nel libro “La Bhagavad-gita e le lettere di Paolo O.O. 142”, Rudolf Steiner menziona quest’anima adamitica come principio superiore del Sé spirituale che nel poema epico indiano della “Bhagavadgītā”, assume le sembianze umane del “Signore Krishna” l’altissima entità divina che guida il discepolo Arjuna verso l’ascesa del Sé spirituale.

“Quando Paolo ha la sua visione davanti a Damasco, chi gli appare è il Cristo. Ma il fulgore di luce del quale il Cristo si riveste, è Krishna. E poiché il Cristo ha assunto Krishna a proprio involucro animico, mediante il quale Egli poi continua a operare, nel Cristo che in quel momento risplende di luce, è contenuto anche tutto ciò che in passato era stato il contenuto della sublime Bhagavadgītā”; pag. 117 Ibidem.

Non è facile dunque orientarsi in questi concetti molto complicati della natura superiore spirituale dell’uomo, se non dopo un approfondito studio metodico e riflessivo della conoscenza antroposofica data dalla Scienza dello Spirito. I quali se compresi nella loro essenza spirituale, ci fanno capire che l’uomo si manifesta attraverso diverse dimensioni cosmiche fino alla sfera spirituale del “Logos”, vale a dire quella sfera spirituale superiore da dove fu accolto dagli Elohim solari come dono dalla Trinità divina, la pura essenza spirituale del Vero Io o Scintilla divina32 quale vero “nocciolo” della natura divina spirituale dell’uomo superiore. Non dobbiamo pertanto concepire il nostro Sé superiore come un autocrate bizzarro cui piace godere dall’alto, della nostra sofferenza umana, tutt’altro! Egli è un’entità colma d’amore, poiché concepito e generato dall’amore divino. Ma è un amore divino cui non può fare altro per il momento, che volgerlo verso il figlio umano imperfetto, se mi è permesso dire, con severità! per il fatto di dover guardare costantemente in avanti verso il futuro “Uomo spirituale” perfetto che va realizzato. Esso fu concepito sull’antico Saturno da Dio Padre, tramite la collaborazione dei Troni o Spiriti della Volontà, i quali donarono all’uomo una parte del loro “fuoco divino” quale principio inferiore del corpo fisico (corpo di calore o Fantoma) e il germe spirituale del principio superiore dell’Uomo Spirito o Atma, cui l’Io umano, è portato a sviluppare e realizzare quale scopo della sua meta futura alla fine del lontanissimo stato di coscienza di Vulcano. Questo vuol dire che la nostra Terra, finito il suo ciclo terrestre (che richiede ancora moltissimi millenni), dovrà attraversare tramite un processo d’incarnazioni o metamorfosi cosmiche, ancora tre successivi stati di materia più sottile spirituale, tre eoni o stati di coscienza cosmici che la Scienza antroposofica chiama Giove, Venere e Vulcano.33 Pertanto, non possiamo aspettarci da lui nessuno sconto, tutto deve essere consumato e compensato attraverso prove, dolori e sofferenze della vita che noi stessi, d’altronde, abbiamo deciso di sopportare prima della nostra nascita, ossia prima d’incarnarci e che non ricordiamo più grazie al velo che il nostro Angelo custode stende sulla nostra memoria.

Il fatto invece che noi possiamo gioire dei piaceri della vita, o avere delle pause più o meno lunghe di felicità, dobbiamo ringraziare secondo la Scienza antroposofica, i nostri creatori, cioè gli Elohim34 solari che crearono il mondo. Quel mondo che dopo averlo creato, dissero che era “bello e buono”, ma che attraverso le nostre azioni scellerate lo abbiamo guastato (anche se ciò è stato necessario per lo sviluppo della nostra coscienza autonoma e libera) e che adesso possiamo rimediare se prendiamo la ferma decisione di cambiare lo stato attuale materialistico e caotico in cui siamo, sforzandoci di cambiare i nostri pensieri e sentimenti egoisti, aiutando la nostra Terra con interventi e iniziative che tendano a bonificare e a purificare la natura terrestre. Il pensiero scientifico che pensa che l’uomo possa vivere ed evolvere su altri pianeti del nostro sistema solare è in errore, giacché l’Io umano, può solo evolvere e perfezionarsi sul nostro pianeta Terra, così come altri tipi di anime umane prive del corpo fisico, vivono ed evolvono secondo Rudolf Steiner, nell’ambito degli altri pianeti del nostro sistema solare; per questo è importante che l’uomo non distrugga la natura terrestre prima di aver raggiunto la sua meta umana di uomo-angelo. Possiamo in questo essere aiutati dall’Antroposofia, perché i pensieri che accogliamo sono pensieri cosmici d’amore con i quali, possiamo purificare e trasformare gli “esseri elementari naturali” che operano come forze distruttive nel nostro mondo quali manifestazioni delle entità luciferiche e arimaniche, in modo di attenuare gli eventi catastrofici che sempre più spesso si abbattono con violenza sulla Terra con disastri naturali, etc. La Scienza antroposofica può veramente aiutarci se accolta e compresa nella sua vera essenza divina spirituale, la quale può diventare per noi un vero elisir di vita che può aiutarci nei momenti di prove in cui il destino o il Saggio superiore, ci pone di fronte ai dolori e alle sofferenze quale compensazione dei nostri errori e della nostra imperfezione umana, aiutandoci oltremodo a realizzare quel radicale cambiamento cui occorre per lo sviluppo della realizzazione dell’anima cosciente. Compenetrandoci sempre più della Scienza antroposofica non solo tramite il nostro pensiero intellettuale, ma anche e soprattutto con sentimenti di calore e ardore per l’”Essere Antropos-Sophia”35, faremo sì che i nostri sforzi possano essere compensati e visti dagli Dei come una nostra crescita morale così che agiscano nei nostri confronti con benignità, concedendoci quei momenti in cui il dolore e la sofferenza sono mitigati dalla loro grazia in momenti di piacere e di gioia, insieme con quelli che amiamo.

Inoltre attraverso la conoscenza che l’Antroposofia ci offre nei diversi rami del sapere (che in un primo momento c’è dato in forma astratta in quanto la sua realtà spirituale, ci legherebbe a Rudolf Steiner in un rapporto di sudditanza similmente alla via iniziatica antica, dove l’allievo era sottomesso dall’autorità del Maestro, ciò che avrebbe limitato la nostra libertà di pensiero causando un errato sviluppo dell’anima cosciente) abbiamo la possibilità di approfondire la nostra vera natura umana e spirituale interiore. Difatti, se l’uomo guarda in sé stesso, non trova mai la sua vera natura umana spirituale, ma soltanto ciò che ha appreso dal mondo esterno. L’uomo nel suo interno non trova altro che il mondo esterno, egli non è altro che lo specchio del mondo esterno, dice Rudolf Steiner in questa conferenza. Vale a dire che il “saggio inferiore” non è altro che la sintesi dei ricordi che vanno dall’infanzia, fino al momento della morte, cioè, la Personalità umana che assumiamo in questa vita non è altro che l’insieme di tutte le esperienze che facciamo e che traiamo dal mondo esterno, sia dalla famiglia, e sia dall’indottrinamento ideologico filosofico e religioso, della nostra civiltà attuale. Pertanto, guardando al nostro, interno, non potremmo mai trovare il nostro vero nucleo superiore spirituale, ossia il vero Io o Sé spirituale che vive nei mondi superiori spirituali come indicato dalla conoscenza dell’Antroposofia. Nel libro “Teosofia” (O.O. n. 9), Rudolf Steiner in merito scrive:

“Lo spirito forma l’Io dall’interno all’esterno [cioè l’Io o Sé superiore, in quanto sono strettamente congiunti in un’unità spirituale]; il mondo minerale lo forma dall’esterno all’interno [vale a dire il nostro io umano o Personalità terrena]. Alla spiritualità formatrice dell’Io e vivente quale Io [superiore], daremo il nome di Sé spirituale, poiché si manifesta come “Io” o “Sé” dell’uomo”; (pag. 40 Ibidem).

Ciò vuol dire che per conoscere il nostro vero nucleo spirituale umano, occorre penetrare nel vero mondo spirituale vivente in cui vive, ossia nel vero mondo astrale e spirituale dove il nostro Sé è effuso insieme al nostro Vero Io, cioè in quei mondi in cui ci conduce l’Antroposofia con i suoi meravigliosi pensieri-immagini cosmici, quando ci parlano degli stati di coscienza di Saturno, Sole, Luna; Devachan superiore, vita da morte a nuova nascita, della reincarnazione, delle gerarchie del mondo spirituale e … altro ancora. Grazie all’Antroposofia abbiamo la possibilità di arrivare alla vera conoscenza del Sé, attraverso lo sforzo di approfondimento dei misteri dell’esistenza che possiamo accogliere dai quattro libri fondamentali della Scienza dello Spirito, e cioè: “La Scienza Occulta, Teosofia, l’Iniziazione e la Filosofia della Libertà”; editi tutti dalla casa Editrice Antroposofica di Milano. Se impariamo attraverso la meditazione a riflettere su questi pensieri cosmici, allora nella nostra anima possiamo unirci ai “viventi pensieri” cosmici dello Spirito universale; col nostro sentire possiamo percepire il “tessere cosmico” degli Dei e nel nostro volere “l’agire” degli Esseri cosmici, dai quali possiamo trarre le forze per creare e perfezionare noi stessi, alfine di superare grazie anche all’Impulso del Cristo, il “Guardiano della Soglia”36, per unirci infine, alla nostra immagine divina o Sé spirituale.

Credo che questa conferenza di Rudolf Steiner, vada letta e studiata insieme per intera, e che forse andrebbe discussa in un adeguato gruppo antroposofico a quattr’occhi e da bocca a orecchio, perché a volte, la divulgazione in pagine virtuali qual è facebook, non trovi il giusto atteggiamento animico e dialogico, e la giusta tolleranza nel rispettare le opinioni altrui, anche quando possono sembrarci stolte e banali. Nel libro “Formazioni di Comunità”, Rudolf Steiner ammonisce a sviluppare la tolleranza umana nei confronti dei nostri interlocutori e a rispettare qualsiasi pensiero che l’altro possa esprimere, anche quando non si concilia col nostro, dove appunto scrive: «Di fronte alle verità spirituali bisogna sviluppare di continuo e al massimo quella che nel miglior senso della parola si può indicare come “tolleranza”. La tolleranza è indispensabile per collaborare con persone che vogliono dedicarsi insieme alla Scienza dello Spirito antroposofica. Guardando in questa prospettiva la bella qualità della tolleranza umana, ci si accorge al contempo quanto sia necessaria l’”autoeducazione” alla tolleranza, proprio nel presente. È appunto caratteristica massima del nostro tempo che nessuno sappia più ascoltare bene un altro! In generale si può forse pronunciare una frase senza che alle prime parole l’altro ci dica la sua opinione e così un’opinione si contrapponga all’altra? In fondo la nostra attuale civiltà è tale che nessuno ascolta più, che ciascuno apprezza solo la propria opinione e tiene per stolto, chiunque non lo condivida. Ma quando una persona esprime un’opinione, anche se la riteniamo più che stolta, è pur sempre un’opinione umana, e deve essere da noi accolta, dobbiamo ascoltarla». Rudolf Steiner      (Formazioni di Comunità O.O. 257, pag. 171).  

Collegno   21 ottobre 2018                                                               Antonio  Coscia

Note  Integrative

31.   Non si può definire in una nota che cosa sia l’Antroposofia, ma possiamo  cercare di spiegare in una sintesi biografica, la parte essenziale di quest’Essere spirituale che a tutta prima si presenta sotto l’aspetto oggettivo filosofico come corrente o via di conoscenza esoterica moderna a orientamento cristiana rosicruciana, che pone al centro l’evento del Golgotha e lo sviluppo del pensiero e dell’anima umana, quale visione spirituale  chiaroveggente tratta dalla ricerca spirituale di uno dei più alti iniziati cristiano-rosicruciano vissuto tra il XIX e il XX secolo chiamato Rudolf Steiner, il fondatore della “Scienza dello Spirito o antroposofia”. Attraverso la sua visione chiaroveggente pressoché esatta, Rudolf Steiner dà una visione dei mondi spirituali come nessun’altro aveva potuto fare finora, essendo l’umanità entrata nell’epoca o periodo di cultura dello sviluppo del pensiero cosciente. Egli tramite la sua ricerca occulta meticolosa trae dalla lettura della cronaca dell’Akasha le immagini grandiose della “Scienza occulta”, così come dai mondi dello spirito la manifestazione delle nove “Entità Celesti” o “Intelligenze Cosmiche” che operano nel “cosmo Stellare” e in quello Planetario, in un rapporto armonico con la nostra Terra e con gli esseri umani e, similmente a come fa lo scienziato moderno quando scopre le leggi della natura, egli scopre le leggi e le regole celesti, così che possiamo giustificare il nome “Scienza dello Spirito” con cui chiamò la corrente antroposofica. Per questo Rudolf Steiner diede questa definizione dell’Antroposofia: «L’Antroposofia è una via di conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo». E nello statuto principale della Società Antroposofica nel primo punto è detto: «La Società Antroposofica vuole essere un’associazione di uomini che intendono avere cura della vita dell’anima nell’uomo singolo e nella società umana sulla base di una vera conoscenza del mondo spirituale». Nel secondo aspetto soggettivo l’Anthropos-Sofia si presenta come un “Essere reale spirituale” il quale  è la settima parte costitutiva  della Celeste Sofia e che  similmente all’uomo, è costituita da sette arti cosmici, il cui sviluppo per ogni singolo arto è di circa 700 anni. Perciò dobbiamo collocare la nascita dell’Anthropos-Sofia  nel periodo abramitico, cioè circa 2100 anni a.C. Oggi  l’Anthropos-Sofia è nello sviluppo del Sé spirituale  e si pone di fronte all’uomo come Sé spirituale , come la vera Entità superiore dell’uomo; « … e ci accorgeremo che con l’Antroposofia bussa alla porta del nostro cuore qualcosa che dice:  “Fammi entrare, poiché io sono te stesso; io sono la tua vera natura umana”».  Rudolf  Steiner, 18 novembre 1923

32.  Al di sopra dell’ «Io superiore», Rudolf Steiner ci svela l’esistenza di un «Io» ancora più superiore che possiamo definire un «Entità superspirituale» il quale, è il «vero nocciolo» di tutto l’essere umano e che la Scienza antroposofica chiama, “vero Io o Scintilla divina”. Rudolf Steiner menziona pochissime volte questa parte costitutiva umana, Egli difatti, ne parla in una conferenza tenuta a Bologna e in alcune pagine del libro «Sulla Via Dell’Iniziazione», dove alla fine sintetizza il concetto del vero Io in questo modo: «L’uomo porta in sé un “vero Io” che appartiene a un mondo sopraspirituale. Nel mondo dei sensi [fisico] questo “vero Io” è come nascosto dalle esperienze del pensare, del sentire e del volere[che l’uomo fa durante la sua vita terrena]. Perfino ancora nel mondo spirituale l’uomo acquista coscienza di questo “vero Io” soltanto estirpando in sé i ricordi di quanto può sperimentare mediante il suo pensare, sentire e volere». (Sulla via dell’Iniziazione O.O. n.12 – La soglia del mondo spirituale, pag. 190 -194).

33.  Vulcano è il nome che Rudolf Steiner dà all’ultimo stato di coscienza  dello sviluppo dell’uomo,  quando sarà arrivato al livello gerarchico  di Archai o Spirito della Personalità, dopodiché egli proseguirà oltre, verso altri cinque stati di coscienza che il chiaroveggente non distingue più nei dettagli, ma, soltanto nell’insieme, come immagini che sfumano una nell’altra; mentre il Sole attuale con tutti i suoi Pianeti, si sacrificherà  dando vita a un nuovo sistema solare.

34.   Gli Elohim sono i sette creatori dell’uomo che, come abbiamo già accennato, appartengono alla gerarchia degli Spiriti della Forma o Exusiai, sono conosciuti in italiano col nome di  Potestà”. Quando  essi decisero di creare l’uomo presero coscienza che mancava loro qualcosa cui non erano in grado di dare all’uomo, cosicché chiesero aiuto alla “Divinità Suprema”, la quale diede una parte del Suo “Fuoco divino creatore”, ossia ciò che abbiamo chiamato il “Vero Io o Scintilla divina”.  Rudolf Steiner dice che per realizzare questo, essi si unirono in una unità spirituale, creando un “Essere settemplice” ossia, un “Entità composita o Sobornica”, la quale è costituita da ogni singolo Elohim o Spirito della Forma,  avente in sé  tutte  le facoltà spirituali dei sette Elohim. È un pensiero molto complicato da afferrare per chi ha poca conoscenza dell’Antroposofia, ma occorre dire che solo in questo modo gli Elohim potevano creare un uomo al quale dare l’autonomia di diventare un giorno simile ai creatori, e, avere la possibilità, di andare anche più oltre!

35.    Vedi la nota 31. e la nota 23.

36.    Il Guardiano della Soglia è un Entità astrale, il quale rappresenta la sintesi di tutte le nostre imperfezioni negative accumulate nelle diverse incarnazioni che l’io inferiore non è riuscito a purificare e a trasformare in qualità superiori animiche; è come guardarci nello specchio e vedere la nostra immagine riflessa, ma contenente in sé, tutte le nostre imperfezioni morali, per cui l’immagine che ci ritorna è difficile da sostenere in quanto di una bruttezza terrificante. Ciò che ci si ripresenta è il nostro karma negativo oggettivato dal nostro Sé spirituale che assume la nostra figura umana imperfetta.  il quale ci impedisce di entrare nel mondo spirituale fino a quando non ci reputa maturo. Noi lo incontriamo ogni sera quando ci addormentiamo e ogni mattino quando ci svegliamo, ma ci viene evitato dal nostro spirito guida di fare suo incontro terrificante dal quale verremmo sconvolti. La figura del Guardiano della Soglia è come dire una sorta di io superiore che si riveste di tutte le nostre imperfezioni in modo da farci capire quanto ancora dobbiamo lavorare su noi stessi, prima di entrare in modo cosciente nel mondo spirituale, dal quale verremmo respinti e potremmo entrare con delle gravi conseguenze psichiche nel nostro corpo fisico.

37. Tavola 1

 

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