L’impulso del Cristo e l’impulso dell’uomo

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Correggio, giovane che fugge dalla cattura del Cristo

«Nell’occuparci lungamente della questione dell’”Essere del Cristo” abbiamo cercato di chiarire in vari modi come, nel corso dell’intera evoluzione terrestre, l’avvento di quello che chiamiamo l’Impulso-Cristo sia, per l’evoluzione umana, l’avvenimento più grandioso. Si può perciò comprendere come quest’argomento sia inesauribile: sarebbe, infatti, un compito senza fine quello di voler illustrare l’Impulso – Cristo in tutti i suoi aspetti».                                                 

Rudolf Steiner,   Berlino, 2 maggio 1910

L’impulso del Cristo e l’impulso dell’uomo

Rudolf Steiner tenne tre conferenze a Norrköping il 28 -29 e 30 maggio 1912, col titolo “Le sorgenti della moralità” raccolte nel libro “Cristo e l’anima umana” O.O. n.155, insieme con altre conferenze dal titolo: “Cristo e l’anima umana, Il senso della vita e Antroposofia e cristianesimo”. Nelle tre conferenze menzionate, Egli si sofferma molto a lungo nelle prime due sulla personalità di Francesco d’Assisi, rivelandoci di essere stato scolaro nella vita precedente in una scuola occulta Buddhista situata sul mar nero, dove il Buddha Gautama insegnava dalle altezze spirituali, ossia dal piano eterico con il corpo spirituale, cioè con il Sambhogakāya che Rudolf Steiner, erroneamente confuse con il corpo fisico o Nirmāṇakāya del Buddha. Francesco, avendo così accolto la dottrina dell’amore e della compassione, poté divenire discepolo del Cristo nella vita seguente e operare nell’umanità terrena, tramite la forza del vero amore cristiano. Col suo esempio di umiltà e abnegazione verso il Cristo, egli divenne  per l’umanità, l’archetipo del vero impulso morale cristiano che scaturì dal vero amore sacrificale dell’evento del Golgotha cui Francesco manifestò nella sua espressione più alta, quale impulso delle tre virtù cristiane e cioè: “Fede, amore e speranza”, che ogni cristiano dovrebbe sforzarsi di tendere e realizzare, se vuole unirsi al Cristo, sui piani superiori della coscienza morale e, in modo particolare, prepararsi per avere l’incontro già durante il corso di questa nostra incarnazione terrena con la “figura luminosa” del Cristo eterico, nell’ambito del mondo astrale della sfera terrestre, quale promessa della Sua seconda venuta sulle “nuvole del cielo”; (Mt 26,64).  Che come sappiamo dalla Scienza antroposofica, le “nuvole del cielo” è un termine occulto in cui si esprime il mondo più vicino  sovrasensibilmente alla Terra, ossia il mondo elementare o eterico; è lo stesso mondo elementare in cui Mosè vide il Dio Yahve simboleggiato nel “roveto ardente”.

Nella terza conferenza Rudolf Steiner affronta il tema della moralità in rapporto con lo sviluppo delle tre virtù platoniche: “La saggezza, il coraggio e la temperanza”, tralasciando la quarta la “giustizia”, dando così un ampio significato di queste tre virtù trasformandole in tre virtù antroposofiche – cristiane, ossia la “fede, l’amore e la coscienza”. Ogni antroposofo o buon cristiano dovrebbe sforzarsi di sviluppare queste tre virtù in modo da “rivestire” l’Impulso del Cristo scaturito dall’evento del Golgotha, quale immagine dell’“Io-Cristo”, e cioè: di un corpo astrale con le forze della fede, un corpo eterico con le forze dell’amore e un corpo fisico (spirituale), con le forze della coscienza. Come ogni “Io” umano per manifestarsi nel nostro mondo, ha bisogno di tre involucri e cioè: di un corpo fisico, un corpo eterico e un corpo astrale, anche l’Io-Cristo o “Impulso del Cristo” scaturito dall’evento del Golgotha, (vale a dire dall’azione che fu determinata dal “Cristo Cosmico” quale espressione o manifestazione divina del “Pleroma” dei sei Elohim solari in Gesù di Nazareth), ha bisogno di rivestirsi con degli involucri animici-spirituali, per manifestarsi nel divenire umano quale “Archetipo spirituale” sui diversi piani dell’esistenza, cioè eterico, astrale e spirituale. Rudolf Steiner dice che questi tre involucri animici – spirituali, deve essere l’uomo a crearglieli attraverso le sue azioni di fede, amore e coscienza, di cui con la forza della fede egli rivestirà l’Io-Cristo (Impulso del Cristo) del corpo astrale, con la forza dell’amore lo rivestirà del corpo eterico, e con la forza delle azioni compiute con la coscienza (morale), lo rivestirà del corpo fisico.

Ho ritenuto opportuno estrapolare una parte della terza conferenza tenuta appunto a “Norrköping, il 30 maggio 1912”, per renderla pubblica attraverso il mio blog: “Pensieri Antroposofici dell’Anima”, in modo che anche anime semplici che non abbiano alcun pregiudizio, ma che riescono ad aprirsi con fiducia del loro cuore alla conoscenza della Scienza dello Spirito o Antroposofia, possano comprendere quanto sia importante la fede, la fiducia e la meraviglia che riponiamo nel divino, nella natura e nell’uomo, con cui potremo rivestiremo l’Io-Cristo di un corpo astrale. Di quanto sia importante che amiamo il nostro prossimo di vero amore e dedizione con cui svilupperemo le forze che avvolgeranno l’Io-Cristo di un corpo eterico. Infine occorre che diveniamo moralmente più coscienti nei confronti di ciò che ci circonda, in quanto per lo più agiamo di solito, solo per un nostro tornaconto che è sempre egoista, limitandoci invece ad avere, solo ciò che ci occorre e pensando che anche altri, debbano beneficiare qualunque sia il loro credo, razza e appartenenza sociale. Occorre che nei nostri impulsi verso il mondo esterno, sappiamo aprirci con più altruismo verso chi in modo particolare è diverso da noi, liberandoci da questo razzismo radicato in ogni uomo moderno e determinato da odi e conflitti vissuti in incarnazioni passate antiche, cui abbiamo vissuto in ogni popolo della Terra e, che emergono nei momenti in cui l’umanità (o una parte dell’umanità) è messa alla prova.

     Riporto qui di seguito l’estratto della conferenza tratta dal libro “Cristo e l’anima umana” tenuta da Rudolf Steiner a Norrköping, il 30 maggio 1912”:

     «Vorrei chiudere queste considerazioni esponendo qualche cosa che avrebbe certo bisogno di molte spiegazioni ma che mi limiterò a comunicare. L’impulso del Cristo penetrò nell’evoluzione terrestre, come abbiamo visto, col mistero del Golgotha. Sappiamo che, allora, un organismo umano, formato da corpo fisico, corpo eterico, e corpo astrale, ha accolto dall’alto l’impulso del Cristo come “Io”. L’impulso del Cristo fu ricevuto allora dalla Terra, e fluì nella vita delle successive civiltà. Di Gesù di Nazareth erano rimasti il corpo fisico, il corpo eterico, e il corpo astrale. L’impulso del Cristo vi dimorò come “Io”. Gesù di Nazareth si separò sul Golgotha dall’impulso Cristico che poi fluì nell’evoluzione terrestre. Questo impulso, nella sua evoluzione, s’identificò con l’evoluzione stessa della Terra».

      Rudolf Steiner nel Vangelo antroposofico di Marco, ci rivela che l’impulso del Cristo è quel giovanetto che seguiva Gesù mentre era portato via dai soldati romani cui viene strappato il lenzuolo che era avvolto, fuggendo poi nudo. Egli continua dicendo che questo impulso giovanile cosmico del Cristo, ormai non aveva che un debole legame con il “Figlio dell’uomo”, giacché verrà poi dopo messo a morte sulla croce del Golgotha; Mc 14,51-52. Poi Egli riprende dicendo:

       «Accogliete con serietà queste cose che spesso vengono ripetute affinché l’uomo possa più facilmente comprendere (…). L’evoluzione della Terra consiste, in fondo, che riguardo a tutto le cose esteriori, nella seconda parte dell’evoluzione terrestre in cui ora ci troviamo, si dissolverà tutto ciò che era stato formato nella prima parte evolutiva. Cosicché tutto ciò che noi vediamo esteriormente nel fisico si distaccherà dall’evoluzione dell’umanità, allo stesso modo che dall’uomo si distacca alla morte, il suo corpo fisico. Che cosa resterà alla fine? Si potrebbe domandare. Resteranno delle forze: quelle forze reali che vengono incorporate negli uomini mediante il processo di evoluzione dell’umanità sulla Terra! In esse l’impulso massimamente reale è quello fluito nell’evoluzione della Terra attraverso il Cristo. Ma l’impulso del Cristo non trova ora sulla Terra nulla di cui si possa rivestire. Perciò Egli deve ricevere un involucro attraverso l’ulteriore evoluzione della Terra, e quando la Terra sarà arrivata alla sua fine, allora il Cristo pienamente evoluto sarà l’uomo della fine, come Adamo fu l’uomo del principio, intorno al quale si è raggruppata l’umanità nella sua molteplicità. Nella frase: “Quel che avete fatto al minimo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”, è racchiusa per noi una grande indicazione. Che cosa vien fatto con ciò al Cristo? Le azioni compiute nel senso dell’impulso cristico, sotto l’influenza della coscienza e della fede, e nella direzione della conoscenza, si vanno svincolando dalla vita terrestre svoltasi finora, e mentre l’uomo, attraverso le sue azioni e la sua condotta morale, dà qualcosa ai suoi fratelli, [ossia quando agiamo con amore e dedizione verso gli altri], lo dà nello stesso tempo al Cristo. Si può così stabilire una norma: tutto quanto viene creato da forze, di azioni di fede e di fiducia, di azioni compiute attraverso la meraviglia e l’ammirazione, tutto questo, poiché nello stesso tempo lo diamo all’Io del Cristo, è qualcosa che si avvolge intorno al Cristo stesso come un involucro, paragonabile al corpo astrale di un uomo. Noi formiamo il corpo astrale che avvolge l’impulso del Cristo per mezzo di tutte le nostre azioni morali di meraviglia, di fiducia, di venerazione e di fede. Per mezzo di tutte queste azioni noi suscitiamo l’amore, e tutto ciò è già nel senso della frase citata: “Quel che avete fatto al minimo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”.

        Noi formiamo inoltre il corpo eterico del Cristo con le nostre “azioni d’amore”; infine, mediante quello che vien prodotto nel mondo per effetto degli “impulsi della coscienza”, noi, formiamo per l’impulso del Cristo quello che corrisponde al corpo fisico dell’uomo. Pertanto quando la Terra sarà giunta alla sua meta, quando gli uomini comprenderanno i giusti impulsi morali in base ai quali viene compiuto ogni bene sulla Terra, allora sarà liberato quell’impulso del Cristo che, col mistero del Golgotha, è fluito nell’evoluzione dell’umanità come “Io”. Esso sarà avvolto da un corpo astrale formato con la fede, con la venerazione, con tutte le azioni di meraviglia e di ammirazione degli uomini; da qualche cosa che è come un corpo eterico, formato dalle azioni dell’amore umano, e da qualche cosa che intorno ad esso è come un corpo fisico, plasmato dalle azioni della coscienza [cioè quelle azioni buone che facciamo con consapevolezza]. Così si compirà l’evoluzione futura dell’umanità per la collaborazione fra gli impulsi degli uomini e l’impulso del Cristo; noi vediamo in prospettiva davanti a noi l’umanità come un grande organismo articolato. Nella misura in cui gli uomini saranno in grado d’inserire le loro azioni in questo grande organismo, di formare un involucro con i loro impulsi e le loro azioni, essi avranno gettato le basi, lungo l’evoluzione della Terra, di una grande comunità interamente compenetrata dall’impulso del Cristo (…). Con l’evento del Golgotha la più alta individualità [ lo Spirito del Sole], penetrò nell’evoluzione terrestre; e in quanto gli uomini avranno coordinato in modo cosciente la loro vita intorno ad essa, circonderanno, rivestiranno l’impulso del Cristo come di un involucro del quale il Cristo sarà il nocciolo, il centro». (pag. 122-126 Ibidem)

 Questo vuol dire che l’Impulso del Cristo che l’uomo rivestirà, sarà come un “Io superiore” che avvolgerà tutta l’umanità cristificata, compenetrata dal “Vero Io” del Cristo, come Suo nocciolo centrale.

Collegno, 25 ottobre 2018 Antonio Coscia

2 pensieri su “L’impulso del Cristo e l’impulso dell’uomo

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